TESTIMONIANZE

Non sapevo in cosa consistesse la leucemia

Non sapevo in cosa consistesse la leucemia. Però mi ricordavo che la leucemia era classificata come un brut mal.

Un termine, questo, che avevo sentito nei discorsi ai quali partecipava mia nonna ed altre donne, magari appena finito il rosario in favore di questo e di quell’altro morto ed al quale, io, piccolino, dovevo controvoglia partecipare perché l’era giust pregar per chi non l’era pì. Ed ecco che appena finito di invocare i Santissimi Santi sia per i morti che per i vivi che erano rimasti a piangere i morti, le donne discutevano sul morto e su cosa l’aveva portato via; generalmente era un brut mal.

Una cosa che veniva detta sottovoce quasi non si dovesse sapere o perché bisognava proteggere qualcuno o che il male stesso non si sentisse invocato e tornasse a prendersi un altro vivo. Io ero piccolino, sto parlando di almeno 45 anni fa, ma mi ricordo che i rosari erano tanti e che tra i tanti brut mal, quelli cioè che se ce li hai non hai scampo, a qualcuna era sfuggita anche la parola leucemia.

Ecco perché quando la leucemia è stata poi diagnosticata a mio figlio io, pur rimanendo in piedi alla notizia perché lo scheletro era deciso a non crollare, in realtà avevo smesso di respirare ed il cuore si era fermato. La memoria mi aveva rimandato un termine; un brut mal, e quella stessa mente, che sino a prima si preoccupava solo di farmi essere un buon padre di famiglia per non far mancar niente a nessuno, stranamente e senza che io volessi mi proiettava immagini funeste, di bare bianche, di pianti e di vita senza alcuna ragione di esistenza. Solo successivamente mi è stato detto che stavo vivendo un evento critico e che in quei momenti, più che soccorritori, si è al pari del malato delle vittime, e che l’aiuto può solo che giungere dell’esterno.
In quel momento critico ho conosciuto l’Associazione Italiana contro le Leucemie, Sezione di Belluno. Anzi, è stata la Sua Presidente Carmen a cercarmi ed io, un po’ controvoglia come quando da piccolo mi obbligavano ad andare al rosario, ad incontrarla, perché in quel periodo non avevo né tempo materiale né spazio mentale da dedicare ad altri se non che ai miei cari. Eppure quell’incontro è stato fondamentale come lo può essere un ingrediente per una ricetta giacché le dosate parole che ho sentito mi hanno fatto conoscere meglio la malattia e sapere che dai brut mal, grazie alla ricerca, si può anche guarire così ingenerandomi quella speranza che mi ha consentito di riprendere a respirare ed al cuore di ripartire. Non solo. Supporto morale, aiuto economico e tanta tanta leale e sincera vicinanza. Mejo dei parent, avrebbe detto mia nonna.
Io ora sono qui che cerco di vendere qualche Stella Di Natale perché so cosa c’è dietro e dentro l’AIL, e non lo sto facendo per sdebitarmi perché nessuno mi ha detto, chiesto o rinfacciato nulla! Lo faccio liberamente e volontariamente perché l’AIL è diventata anche la mia famiglia che mi auguro che si allarghi sempre di più comprendendo tutti quelli che si trovano, purtroppo, a combattere contro questo brutto male.
Aiutiamo l’AIL, così aiutiamo la ricerca, i malati ed i familiari.
Personalmente, Grazie AIL, Grazie Carmen.
Un papà.

– Il papà –

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